SI APRE L'ERA DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI
L'emicrania è una definita malattia neurologica contraddistinta da attacchi ricorrenti di mal di testa, con un dolore da moderato a severo, tipicamente pulsante, spesso unilaterale e associato a nausea, vomito e sensibilità alla luce, al suono e agli odori. La patologia ha un profondo impatto negativo sulla capacità di un individuo di svolgere le proprie normali attività quotidiane, ed è stata indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come una delle prime 10 cause di disabilità pluriennale, sia per gli uomini che per le donne. L'emicrania è tuttora un disturbo sotto-riconosciuto e sotto-trattato. Le terapie preventive esistenti si basano sull'impiego di medicinali indicati per altre patologie e sono spesso associate a scarsa tollerabilità e mancanza di efficacia, con elevati tassi di interruzione del trattamento da parte dei pazienti.
SI APRE L' ERA DEGLI ANTICORPI MONOCLONALI
Le nuove molecole serviranno ai pazienti colpiti dalle forme più gravi: con una frequenza mensile pari o superiore ai quattro episodi (segnalata da un quarto degli emicranici italiani). «Con questi farmaci si offrirà un'opportunità finora inesistente: quella di prevenire gli attacchi di emicrania», afferma Pierangelo Geppetti, direttore del centro cefalee del policlinico Careggi di Firenze. In gergo tecnico, si parla di anticorpi monoclonali. Si tratta di molecole in grado di agire non sul sintomo (il dolore), ma sulla causa del mal di testa. «Il bersaglio è rappresentato dal peptide correlato al gene della calcitonina (Cgrp), un vasodilatatore presente in maggiore quantità negli emicranici che interviene nella trasmissione del dolore e fa percepire come dolorosi stimoli che normalmente non lo sarebbero», prosegue il farmacologo clinico, presidente della Società Italiana per lo Studio delle Cefalee (Sisc). (Magazine Neuroscienze 2019)
Arrivano i primi segnali incoraggianti per il trattamento di persone affette da Alzheimer nella fase iniziale della malattia, grazie ad alcune procedure di riabilitazione cognitiva associate a stimolazione elettromagnetica, non invasiva, del cervello. Di questo tema ha parlato il professor Paolo Maria Rossini, ordinario di Neurologia all’Università Cattolica e direttore dell’Area neuroscienze della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli-Irccs di Roma in occasione del XIII Congresso Nazionale SINdem, l’Associazione Autonoma Aderente alla Sin per le demenze, che si è svolto a Firenze dal 19 al 21 aprile.
Diagnosticare e curare l’incontinenza oggi è possibile grazie ad una rete capillare di centri per la prevenzione, dislocati in ogni Regione, che si differenziano in base al grado di intensità e alla complessità del trattamento della patologia. La promessa è quella di garantire alle persone incontinenti un migliore accesso alle cure e una maggiore omogeneità nel trattamento sul territorio. Lo stabilisce l’Accordo tra Stato e Regioni all’interno del «Documento tecnico di indirizzo sui problemi legati all’incontinenza urinaria e fecale», sancito lo scorso gennaio. I centri si suddividono in quelli di primo livello, in cui il paziente viene preso in carico da un team multidisciplinare formato da urologo, ginecologo, fisiatra, e interprofessionale, con infermiere e fisioterapista esperti in disfunzioni pelviche. I centri di secondo livello prevedono, invece, il ricovero del paziente mentre nei casi ancora più gravi, invece si ricorre al terzo livello con strutture di neuro-urologia o unità pelviche con letti di degenza dedicati.
Guardate questo video: sarà impossibile non commuovervi. Ecco cosa la mente custodisce oltre la malattia!
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